(Commento alle letture della III domenica di quaresima) Nella liturgia della Parola di questa domenica quaresimale c’è una solenne dichiarazione, che esce direttamente dalla bocca di Dio, e spazza via ogni incertezza. La si legge nella prima lettura (Esodo) e riguarda la chiamata di Mosè: “Il Signore disse: ‘Ho osservato la miseria del mio popolo, in Egitto, e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze.

Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto…’. L’attenzione del cuore, invitato anche oggi da Gesù alla “conversione” al Dio paziente, si sofferma davanti a due termini: miseria e sofferenza. Dio conosce ciò che c’è nel cuore dell’uomo, sembra anche suggerire la giusta terapia spirituale per “liberare il mio popolo” da ciò che l’opprime. Un Signore che “ha pietà del suo popolo” (salmo 102), perchè è lento all’ira e pieno di misericordia verso tutti. E allora c’è davvero da augurarsi che Dio conosca la miserie di Anna, che all’età di 19 anni è “fuggita col ragazzo” perchè (dice lei) “cacciata dalla famiglia”. Oppure la miseria di una coppia che non trova più ,neanche la notte, per la tristezza di un figlio che “ha sposato una ragazza che lo sta facendo soffrire”. E potremo aggiungere altre storie di individui segnate dalla disperazione. Ecco che la liturgia della Parola odierna incoraggia tutti a trovare in Dio la forza per interpretare gli eventi della vita. Come a dire che convertirsi al bene, anche quando sembra che il male sia più forte, è la scelta più giusta e premiata. Un cristianesimo concreto, perchè fatto di scelte improfumate di speranza. Cristiani pieni di fede, capaci di lenire con la propria umanità le varie sofferenze della vita. Stare dalla parte di Dio significa, dunque, contribuire a quella “liberazione dal potere dell’Egitto” che solo Lui può operare.